Chi ha voglia e tempo, può andare a leggere il curriculum del nostro Direttore Generale, dottor Annichiarico, così da condividere con me la sensazione che questo non sia un terrestre come noi, ma un Supereroe della Marvel, un Avenger delle scienze sanitarie, tanti e tanto importanti sono i titoli che costellano la carriera di colui che di fatto governa la nostra ASL. Accanto alla laurea in Medicina e Specializzazioni varie ottenute sempre con “lode”, spiccano master in scienze manageriali sanitarie (almeno 4, di cui uno ottenuto alla Bocconi), attestati universitari, libera docenza ancora in scienze manageriali sanitarie e numerosi incarichi come Direttore di dipartimenti e Unità Operative di prestigiosi ospedali bolognesi.
Il suo difficile mandato prevede la sostenibilità e l’efficienza della offerta di salute, in una situazione di crisi economica del SSN (principale fonte di spesa per le Regioni). Quindi una grande attenzione alla parte economica e, nel contempo, una presa d’atto che l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle cronicità, le nuove aspettative di una cittadinanza più colta e consapevole impongono strategie nuove nella gestione globale del paziente.
Tra le mosse del Direttore Generale da segnalare la volontà di “centralizzare” il management degli Ospedali, un percorso di digitalizzazione delle attività sanitarie, interconnessione e scambio dei dati clinici tra i vari operatori, una presa in carico del malato cronico sul Distretto sollevando l’Ospedale da ulteriori spese da indirizzare in innovazione tecnologica.
Questo, in estrema sintesi, quello che il Direttore vorrebbe e, come un bravo Supereroe, scende spesso tra noi comuni mortali a verificare lo stato di avanzamento dei lavori: forse per deferenza o timore non si incontra mai nessuno dei sottoposti che abbia il coraggio di contraddirlo o semplicemente ricordargli che tra il dire ed il fare c’è in mezzo un mare di poveri cristi (medici ed infermieri) che vedono e sentono sulla pelle tutte le criticità del Servizio Sanitario Locale.
Io, che fino ad un anno fa ero tra i “poveri cristi”, proverò ad aggiornare l’elenco delle cose che non vanno, nella speranza che lassù, dove stanno supereroi, sindaci e assessori regionali, qualcuno mi ascolti, ci ascolti.
1) A Carpi, solo nell’ultimo anno, è sparito l’Ufficio Infermieristico, non c’è più il Direttore Sanitario e il Direttore Amministrativo. Quindi il cittadino -paziente è sempre più lontano ed abbandonato alla mercé di numeri verdi e call center. Ho scoperto che esiste una Direzione delle Professioni Sanitarie, che si trova a Modena e che ha introdotto delle figure infermieristiche di coordinamento, chiamate Primary che gestiscono il personale e l’attività di tutte le UO (Unità Operative) con il risultato di grande confusione, incazzatura dei Primari che si sentono scavalcati, mancanza di feeling interpersonale e burocratizzazione vorace di ogni procedura.
2) A Carpi la gestione delle cure Primarie è affidata a 3 medici amministrativi (tra cui la dottoressa Ascari, Direttore del Distretto). Fino a pochi anni fa il capitolo Cure Primarie, che prevede il controllo di ingenti risorse, parte dell’assistenza farmaceutica, il controllo del percorso accesso e dimissione (protetta) dall’Ospedale, le cure palliative, l’ambulatorio specialistico (vedi liste d’attesa ) ed il rapporto con i Medici di base e con l’assistenza domiciliare, e dal prossimo anno anche la gestione della Casa della Salute , era affidato a DIECI persone !
3) A Carpi, per la cronica mancanza di personale sanitario, si procede ad assunzione interinale di infermieri che vengono inseriti nei turni di Reparto senza affiancamento con una ovvia riduzione di qualità ed affidabilità dei servizi erogati.
L’assistenza di qualità non può prescindere dalla presenza reale e continua del personale infermieristico a cui occorre garantire riposi e ferie.
4) A Carpi mancano, oltre agli infermieri, anche i Medici. Poco motivati “i vecchi”, attratti verso Ospedali di Alta complessità “i giovani “.
5) A Carpi la struttura ospedaliera è vecchia, le stanze piccole, i corridoi trasformati in sale di attesa, spogliatoi degli infermieri nei sotterranei, rischio legionella nell’acqua, ascensori insufficienti del tutto, ecc.
In tutto questo il Supereroe però non sta facendo niente di super, invece quelli che tengono in piedi la sanità sono i poveri cristi, sulle loro spalle. Non a caso si definiscono cristi quei supporti di ferro che si mettono per sostenere i soffitti che stanno per crollare.