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San Nicolo’: un punto di riferimento cittadino

By 13 Maggio 2019 No Comments

Michele Pescetelli, candidato sindaco di Carpi Futura, interviene sui mancati lavori alla chiesa di San Nicolò; anche per questo rischia di perdere i frati che, da oltre 500 anni, sono un punto di riferimento cittadino

La parola ai fatti: la chiesa di San Nicolò risale al XIII secolo, come dire oltre 800 anni fa; nel 1494, fortemente voluta da Alberto III Pio, inizia la costruzione del tempio monumentale, tra gli edifici più belli e architettonicamente più significativi della città. A progettare e seguire i lavori, conclusi nel 1516, quasi contemporaneamente all’inizio della costruzione della Cattedrale, fu Baldassare Peruzzi.

Celebre il soggiorno di Nicolò Machiavelli nel 1521 presso il convento in occasione del Capitolo generale dell’Ordine generale dei Minori Osservanti che si tenne nel tempio di San Nicolò, in veste di inviato della Signoria di Firenze.

Per circa due secoli il convento è stato seminario che ha servito anche la formazione di santi e martiri ( ad es.  San Gregorio Maria Grassi, nell’800).

Chiesa e convento, questa l’unicità di San Nicolò; amatissimi i frati che, nei secoli, hanno abitato in uno dei luoghi più amati dai carpigiani, probabilmente anche in virtù della presenza dei francescani, rispettati da cattolici e laici in ugual misura.

E adesso, dopo tutto questo tempo, lasceranno il convento.

Ordini superiori, si dirà, ed è ovvio; crisi delle vocazioni, motiverà qualcuno, ed è altrettanto scontato, ma se questi aspetti non vanno sottovalutati, non va sottovalutato nemmeno il fatto che la chiesa, sette anni dopo il terremoto del 20 e 29 maggio 2012, è ancora chiusa. Vergognosamente chiusa.

Il 17 ottobre 2016, quando padre Sandro Pini, amato parroco rimasto nei cuori di tanti carpigiani, ha lasciato Carpi per la Romagna, nel suo messaggio di saluto è stato chiaro: “Mi hanno promesso che i lavori inizieranno a gennaio 2017”. E sarebbe stato tardi anche allora, ma da allora a oggi sono passati quasi due anni e mezzo.

Una piccola comunità quella dei frati minori, ma attivissima: chi non è più ragazzo ricorda con immutato affetto padre Natale Signorini, padre Arcangelo Tonini (con lui e i suoi confratelli San Nicolò non era solo una chiesa, bellissima all’interno come all’esterno, ma un punto di aggregazione giovanile e, di conseguenza, un centro educativo e formativo) e padre Grisologo (le sue tonanti omelie hanno scosso tante coscienze dal torpore). In tempi più recenti padre Guido e frate Angelo (quest’ultimo anche mio indimenticabile educatore nell’Azione cattolica) hanno mantenuto vivo quel carisma del sorriso sempre, della risata e un’identità generosa e altruista, aperta all’altro senza guardare se credente oppure no. Padre Ivano ancora oggi parla ai giovani con la parola genuina e schietta del Vangelo, che sa unirsi anche al linguaggio  della musica moderna nelle sue performance da disc jockey.

Una chiesa e un convento aperti a tutti, ma con un occhio di riguardo verso i più deboli: la Mensa del Povero è una realtà che ha passato i decenni ed è rimasta sempre fedele a se stessa. Dare, ma dare in silenzio perché la carità è sobria e rispetta sempre e comunque la dignità della persona.

San Nicolò sono le risate dei ragazzi di una volta, le gite e, per chi crede, le messe, tra le più frequentate in città. Ma è sul valore simbolico di questa chiesa e del suo convento che noi di Carpi Futura vogliamo soffermarci perché rappresenta una ricchezza della città che non vogliamo perdere. Che non possiamo permetterci di perdere.

Rifiutiamo di continuare a vedere il porticato chiuso, con escrementi di colombo, cartacce, lattine di birra buttate senza rispetto per la sacralità del luogo e ignorando quel minimo di buona educazione necessaria in una società civile.

Noi di Carpi Futura non tolleriamo più questo stato di cose, inaccettabile il degrado del parchetto, inammissibile che, in tutti questi anni, niente di concreto sia stato fatto. Quello che era uno dei luoghi più belli, più frequentati di Carpi è diventato qualcosa che non ci appartiene, che nulla ha a che vedere con la nostra comunità. Da tempo al piacere di passeggiare lì intorno si è sostituita la paura, certamente il timore, soprattutto da parte di donne e ragazze importunate da parole o atteggiamenti non graditi. La trasformazione di uno degli angoli più amati dai carpigiani non ci piace neanche un po’.

Lo affermo come candidato sindaco di Carpi Futura, sono preoccupato, fortemente preoccupato per il degrado, per l’inettitudine di una Giunta che, in tutti questi anni, non ha saputo nemmeno fare un inizio lavori. E se i frati vanno via, una qualche responsabilità ce l’hanno pure il sindaco Bellelli e i suoi assessori.

Il 2 giugno 2017 sono state individuate 15 ditte per partecipare alla gara d’appalto; le offerte ricevute sono state 5; aggiudicataria l’impresa Iter. Era il 16 giugno 2018, sei anni dopo il sisma, quasi un anno fa.

Il visto di regolarità contabile attestante la copertura finanziaria è stato firmato sempre il 14 giugno 2016 dal responsabile del settore Ragioneria; la procedura scelta per i lavori è stata quella d’urgenza.

Sempre nell’estate scorsa la Sovrintendenza ha dato il via libera ai lavori. Eppure è ancora tutto fermo. A questo inaccettabile immobilismo si aggiunge la notizia della partenza dei frati. Sicuramente ha inciso, e in maniera pesante, la situazione che si è creata. Colpa della burocrazia? Colpa dell’inettitudine di chi, da troppi anni, amministra una città in crollo verticale? Noi di Carpi Futura la risposta l’abbiamo: entrambi sono responsabili, ma le critiche le vogliamo mettere da parte per passare ai fatti. Sosterremo il Consiglio pastorale e i parrocchiani che si stanno muovendo per sensibilizzare l’Ordine e far sì che la comunità dei nostri frati resti in città. La loro presenza è fondamentale soprattutto in un momento come questo di grave difficoltà economica. Sono la testimonianza vivente della nostra storia, secoli e secoli di bellezza e generosità. Perché questa è la nostra Carpi: rigore e leggerezza, pragmatismo e disponibilità.

Abbiamo le idee ben chiare sulla Carpi futura, ma tutto quello che siamo stati è la nostra forza. Tra i nostri obiettivi prioritari, l’inizio dei lavori di restauro, con la certezza che riporteremo all’originaria bellezza la chiesa, il convento, i suoi giardini. E mi spenderò personalmente per far sì che, i nostri frati, restino nella nostra città. Carpi ha perso tanto in questi anni, non può permettersi di perdere quella che, come ogni carpigiano, considero una straordinaria ricchezza. Un luogo vissuto, riportato al suo originario uso, non è solo un doveroso rispetto dell’arte e della storia, ma un presidio della sicurezza dei cittadini.