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La nostra sanità: lettera al settimanale “VOCE”

By 19 Giugno 2020 No Comments

Gent.mo Direttore,

sembra passato un secolo da quando il 16 gennaio u.s. leggevo con soddisfazione la sua rubrica Metacarpi dal titolo “Lungimiranza” volta a stigmatizzare come la visione del qui e ora di certa politica su temi complessi come quelli dello sviluppo urbanistico e della sanità produca effetti distorsivi e paradossali con severe ripercussioni sullo sviluppo della città. Passata questa prima (e speriamo ultima) ondata di epidemia da Covid19, riprendo gli appunti e le scrivo per corroborare la sua tesi apportando alcuni dati e considerazioni oggettive.
1) La discussione sull’ospedale di Carpi come fulcro della sanità del futuro è in contraddizione con le evidenze ormai consolidate circa la necessità di uno sviluppo armonico di una “rete di servizi” fortemente integrati per rispondere a bisogni di salute sempre più complessi. Servizi che non possono più essere pensati in chiave solo locale ma in un sistema di percorsi (diagnostici, chirurgici, socio-sanitari) a valenza almeno provinciale (vedasi qua anche la relazione del dott. Joseph Polimeni nella Conferenza del 23/11/19 organizzata dalle civiche CF, NOI e +Mirandola  https://www.facebook.com/watch/live/
v=727132361117187&ref=watch_permalink). E’ quindi miope parlare dell’ “Ospedale di Carpi” mentre bisognerebbe chiedersi “quale ospedale è necessario in quale rete di servizi”.
2) Le risorse calanti in un periodo di prospettiva economica negativa già prima del Covid, mettono a rischio la sostenibilità del SSN (vedasi ad es. http://www.rapportogimbe.it/4_Rapporto_GIMBE.pdf).  Una politica lungimirante oltre ai 100 milioni (o almeno 60, gli unici al momento sicuri)  per l’ospedale, deve valutare contemporaneamente se e quante risorse ci sono per progettare la nuova rete territoriale. Tanto per fare un esempio  negli ultimi 10 anni è raddoppiato il numero di persone assistite a domicilio in provincia di Modena, ma il numero di operatori e le tecnologie a disposizione sul territorio sono praticamente le stesse  Vorrei inoltre che il mio sindaco, primo responsabile della salute dei suoi cittadini, non concentrasse i suoi sforzi tanto nel portare a casa i soldi per l’ospedale e nel trovare il terreno dove costruirlo (con continui annunci e indiscrezioni che rischiano anche di favorire speculazioni), quanto nell’ agire sui determinanti di salute modificabili quali l’ambiente, il lavoro, l’istruzione, le condizioni sociali. E magari si muovesse politicamente per comprendere come mai i grandi gruppi privati della sanità entrano sempre più nel nostro territorio (es. Hesperia che ha rilevato il centro Esculapio e Kos che ha rilevato la gestione di Villa Pineta): segno che le risorse del Sistema Sanitario Regionale stanno prendendo una piega sempre più netta a favore di una  maggiore integrazione pubblico-privato? In questa prospettiva c’è da chiedersi anche se continuare a fingere di non vedere che grandi capitali privati possono influenzare, e lo dico senza necessaria accezione negativa, il disegno della rete ospedaliera (così come della viabilità) di questa parte della provincia; motivo per cui fare battaglia politica su questo tema, solo facendo valere un maggior numero di abitanti rispetto agli altri comuni dell’area, rischia di essere una strategia perdente, anche per le pesanti divisioni all’interno del PD locale (leggasi http://www.pdmodena.it/2020/05/28/pd-mirandola-carpi-mirandola-due-ospedali-primo-livello/)
3) L’ospedale fra trent’anni sarà radicalmente diverso da quello di oggi, meno letti più tecnologia; ci andremo molto meno di oggi per un ricovero e molta diagnostica oggi centralizzata negli ospedali potrà essere più agevolmente diffusa sul territorio anche grazie all’apporto della telemedicina e di tecnologie sempre più portatili e connesse. Allo stesso tempo la necessaria e tanto sbandierata umanizzazione delle cure (nell’art.1 della legge 219/2017 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/1/16/18G00006/sg vi è il concetto cardine che “il tempo della comunicazione tra medico e paziente è tempo di cura”) dovrà prevedere in un nuovo ospedale spazi di relazione e socialità e il mantenimento di uno stretto rapporto con il tessuto vitale della comunità.  Uno sviluppo razionale della rete (coerente tra l’altro con il DL 70/2015 sugli Standard Ospedalieri, di cui leggasi ampia trattazione a https://www.agenas.gov.it/monitor-n-38) vedrebbe come prima opzione quella di costruire un ospedale per l’area nord della provincia, strutture intermedie a valenza distrettuale (ad esempio Ospedale di comunità, Hospice, Case della salute, Strutture socio-sanitarie) e contestualmente potenziare tutta la medicina territoriale per la prevenzione e la gestione dei malati cronici. Tuttavia se si predilige un disegno della rete con due ospedali per area, questi andranno notevolmente specializzati per avere comunque una valenza provinciale e un indice di attrattività (sia dei professionisti che dei pazienti) elevato: ma a questo punto che senso avrebbe spostare l’ospedale di Carpi di poche centinaia di metri dalla sede attuale? Perché escludere a priori la possibilità di rifarlo in loco? Se infine l’unica soluzione tecnica percorribile fosse la costruzione altrove è d’obbligo pianificare (con risorse già stanziate) la rigenerazione delle strutture del (futuro) ex Ramazzini
4) Il ridisegno della rete sanitaria è un’opportunità imperdibile per uno sviluppo urbano razionale e sostenibile, una di quelle opportunità che si presenta ogni 50 anni. Siamo sicuri che lo spostamento dell’ospedale a ovest della città non costituirà l’ennesimo strappo nel tessuto urbano che mai verrà ricucito? Nello studio del 2018 commissionato al Politecnico di Milano per uno sviluppo di Piano dell’Unione Terre d’Argine (https://voce.it/it/articolo/1/territorio/Mostra-InTessere-ricerca-identita-territoriale-Unione), il “Nuovo Ospedale” non solo è rappresentato come interessante suggestione per il ripensamento dell’intero comparto comprendendo il parco e le strutture protette adiacenti, ma come uno dei terminali di un ampio e articolato ridisegno della mobilità cittadina imperniato su trasporto pubblico e piste ciclabili. Non necessariamente il contenuto ma almeno lo spirito di quello sforzo progettuale è d’obbligo emulare in questa fase storica. Sarebbe imperdonabile che la posa della prima pietra dell’Ospedale fosse invece per qualcuno solo il trofeo da esibire per un’elezione in Regione o in Parlamento.
La saluto cordialmente
Michele Pescetelli
Capogruppo Carpi Futura