Tiene ancora banco la nomina di Giuseppe Schena alla presidenza della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi.
L’ex sindaco di Soliera, passato dalla poltrona comunale a quella di Palazzo Brusati-Bonasi in meno di 5 giorni, è al centro di critiche che arrivano da più parti, mentre nel Pd aleggia un certo imbarazzo. Le dinamiche che hanno
portato a questo scenario sono al centro della riflessione di Paolo Pettenati (nella foto), appena eletto consigliere trale fila di Carpi Futura, che evidenzia «l’assoluto protagonismo delle istituzioni locali e del partito egemone che
nominano i candidati e riescono attraverso le fondazioni a mantenere il controllo su una realtà determinante per la vita della nostra comunità. La scelta delle date a cavallo dello svolgimento delle elezioni appare singolare. I partiti
operano dunque, nei fatti, una spartizione, interferendo e determinando chi può fare le cose in base al proprio orientamento politico. La politica dovrebbe esercitare solo un’azione di controllo attraverso poche regole e certe sulla Fondazione, che sceglie invece i candidati in modo molto discrezionale, come dimostrala scelta di unalista altamente bloccata (3 consiglieri di area Pd e un consigliere del Rotary). Si ritiene che un antidoto per rompere un’organizzazione sempre più corporativa sia l’apertura ad una assoluta separazione dei ruoli e delle responsabilità. Le regole devono essere quelle che disciplinano l’assenza di qualunque condizionamento politico e la piena accountability dei candidati. Esempi sono ondazioni di altre zone che stanno promuovendo attraverso il microcredito iniziative di imprenditoria giovanile e start up e creando vero sviluppo a servizio dei cittadini.
Etica, trasparenza,merito, competenza sono quei valori che non sono di destra e neanche di sinistrama sono di tutti, in particolare il merito, perché ci si regola in base a cosa uno conosce e non in base a chi conosce; sono i valori che la lista
Carpi Futura cerca di portare avanti per dare spazio alle forze vitali della città.
Alla nuova amministrazione comunale a cui dovrebbe rimanere il potere di controllare e redistribuire chiediamo quali azioni intenda intraprendere perché la Fondazione adotti la Carta etica e vi si allinei».
Da “Modena Qui” del 6/6/2014